Miriam
Era
in preparazione la festa di Halloween, come ogni anno. Il ragazzo
Stefan Stern non amava certe cose, ma erano sempre una buona
occasione per fare nuove conoscenze, dunque alla fine si prestava
volentieri. Anche se organizzata dalla scuola, infatti, era aperta
anche agli esterni, a patto che fossero amici e/o familiari degli
studenti. E sembrava che i suoi compagni avessero un sacco di amici.
Si
tenne sul classico, indossando un vecchio vestito che una volta era
stato da cerimonia e truccandosi un po' il viso. Come mago o come
vampiro – stava all'immaginazione di chi guardava – sarebbe
andato benissimo.
Lui
e il suo amico Olivier si presentarono insieme nella palestra
addobbata per l'occasione. Negli anni precedenti anche loro si erano
prestati per dare aiuto, ma non questa volta. Del resto Olivier era
un inguaribile pigrone, quindi visto che Stefan si era tirato
indietro per altri motivi, lui era stato ben felice di seguirlo. Ma
non aveva avuto importanza, c'erano stati molti altri volontari.
Le
luci erano state sistemate ad arte, così da conferire una penombra
anche nei luoghi solitamente più luminosi, e questo non permetteva
di vedere bene gli altri ragazzi. Si intravedevano i costumi più
strani, cappelli da strega, mantelli svolazzanti, ali da diavolo o
angelo. Nell'aria si diffondevano le note di colonne sonore di film
horror e rumori di altri tipi.
“Senti?
Questa è la colonna sonora di L'esorcista!” esclamò Olivier al
suo fianco. Lui aveva una vera passione per l'horror, e anche a
Stefan non dispiaceva. Annuì.
“Sembra”
“Ma
tu conosci qualcuno di questi ragazzi? Ci sono un sacco di esterni”
“Come
fai a dirlo? Sono tutti in maschera”
“Guardati
intorno! Le ragazze, poi... non ce ne sono mica di così carine nella
nostra scuola”
A
Stefan venne da ridere.
“Sì
che ce ne sono”
“Ma
queste sono più grandi!”
“Ah
sì, forse sì”
“Vado
a conoscerne qualcuna. Vieni con me?”
“Ti
lascio andare”
“Allora
a dopo!”
Sparì
fra la gente. Stefan sospirò. Non gli interessavano allo stesso modo
le ragazze, non ancora, almeno. Non aveva ancora compiuto quattordici
anni: tutti gli dicevano che aveva tempo per pensare alle donne. E
lui era d'accordo.
La
serata trascorreva tranquillamente. Olivier non era tornato, ma
Stefan era riuscito a godersela comunque, facendo qualche ballo e un
salto al rinfresco. Aveva visto un paio di volte il suo amico, sempre
in compagnia di una ragazza diversa. Anche lui se la stava
decisamente godendo.
E
poi si voltò verso una delle finestre, e vide la ragazza.
La
creatura osservava curiosamente tutti quegli strani esseri umani.
Aveva sempre avuto desiderio di vedere da vicino quella che loro
festeggiavano come la festa di Halloween, e finora le stava piacendo.
Sapeva leggere nelle loro menti, e aveva capito che in loro non c'era
malvagità, non esisteva cattiveria. Per loro era come quell'altra
festa, quella che si organizzava a febbraio, quando tutti si
mettevano in maschera: un innocuo divertimento, niente di più.
Nessuna messa satanica, nessun richiamo agli spiriti o peggio al
diavolo. Le veniva da ridere pensando a chi credeva il contrario.
Come mai si poteva caricare di significati così negativi una
ricorrenza che fondamentalmente consisteva nell'intagliare una zucca
e infilarci dentro una candela, per poi metterla fuori dalla
finestra?
Se
solo avessero saputo che i demoni vivevano fra loro da sempre, anche
vestiti di panni che credevano inoffensivi... non come lei. Lei era
solo in visita.
Decise
di avvicinarla. A dir la verità il suo costume non era niente di
speciale, anzi pareva piuttosto vestita normalmente, con un abito
nero lungo e un grande mantello. Doveva sicuramente rappresentare un
vampiro, come si deduceva dal filo di sangue disegnato all'angolo
delle labbra.
Si
avvicinò un po' impacciato. Non sapeva trattare molto bene con il
sesso femminile, e non sapeva nemmeno perché lei lo colpiva tanto.
Forse era il fatto che se ne stesse là tutta sola, come se non
conoscesse nessuno. Eppure qualcuno doveva pure averla invitata.
Appena
le fu vicino gli occorse qualche altro secondo per prendere coraggio.
Poi
“Ciao...”
Lei
lo guardò, e i suoi occhi gli parvero senza fine tanto erano scuri e
profondi. Certo, poi con quella poca luce era difficile dirlo.
“Ciao”
“Sei...
amica di qualche studente?”
Gli
sembrò che esitasse, ma poi annuì.
“Sì.
Però mi ha... dato buca. Credo si sia ammalato all'ultimo”
“Ah,
sì? Che peccato”
“Già...
ma ormai ero qui, e ho deciso di rimanere lo stesso”
“Bè,
se ti chiedono qualcosa puoi dire che sei amica mia”
Stavolta
lei sorrise.
“Va
bene”
Lui
raccolse le idee. Poi
“Che
bel vestito. Dove lo hai preso?”
“Ah,
l'ho fatto io. Non è stato difficile”
“Sei
davvero brava. Ah... io mi chiamo Stefan”
“Io
Miriam, piacere”
“Piacere,
Miriam. Ti va... fa caldo qui. E c'è una gran confusione. Ti va di
uscire un po'?”
“Certo”
Si
fermarono fuori, subito nel cortile davanti alla palestra. Stefan
sospirò. Faceva davvero caldo dentro, non se ne era accorto.
“Accidenti...
che caldo anomalo per essere ottobre. Vero?”
“Già”
“Di
chi sei amica? Forse lo conosco”
“Ah...
non credo. A vederti così direi che è più grande di te”
“Perché,
quanti anni dimostro?”
“Quattordici?”
“Quasi”
“Allora
sì”
Lei
sorrise. Adesso, alla luna piena, gli sembrava molto bella. Doveva
davvero essere più grande, o forse era solo il trucco a farla
apparire tale. O non ne portava?
Mentre
lei alzava la testa la osservò cercando di non essere indiscreto.
Aveva degli occhi troppo perfetti per essere trucco. Ciglia lunghe.
Forse erano proprio così, naturali.
“Posso
chiederti... da dove vieni? Non sei francese”
“Non
ti sembro francese?”
“Eh...
non esattamente”
“L'accento
mi ha tradito” lei sorrise ancora “Sono del nord Europa”
“Romania?”
“Sì.
Esatto”
“Dicono...
che le rumene siano molto belle. Forse per questo ho pensato...”
Non
se la cavava bene coi complimenti, ma lei lo colse lo stesso. Gli
sorrise.
“Grazie”
Parlarono
di moltissime cose per tutta la sera, senza nemmeno pensare di
tornare dentro alla festa. Per quanto li riguardava non c'era più
nessuna festa, c'erano solo loro due, a conversare come se si
conoscessero da sempre. Miriam era diversa da qualsiasi altra ragazza
avesse mai incontrato, e si disse che l'unica spiegazione era questa.
E
infine Stefan guardò l'orologio, e non credette ai suoi occhi.
“Accidenti,
ma sono già le tre del mattino!”
“Ah
sì, davvero?”
“Ormai
la festa sarà finita. Tu non devi tornare a casa?”
“Io
no. Posso stare fuori fino all'alba”
“Così
tanto? Io non...”
“Tu
non puoi? Devi rientrare?”
“Io...”
lanciò un'occhiata dentro la palestra “Credo che nessuno ci baderà
se mi assento per un po'”
“Allora
andiamo da un'altra parte, ti va?”
“Dove?”
“Dove
vuoi”
La
scuola si trovava fuori città, ma insieme arrivarono al centro di
Parigi. C'era ancora qualcuno in giro, la maggior parte gente che
usciva dalle varie feste, oltre naturalmente a qualcuno che faceva
Dolcetto e scherzetto. Tutti rigorosamente in maschera. E Miriam
sorrideva e osservava tutto, incuriosita.
“Che
costumi strani! Certo che voi umani siete proprio...”
Stefan
si voltò verso di lei, confuso.
“Noi
umani... perché, tu cosa sei?”
“...
Ma un'umana. Che sciocchezza. Voglio dire che certa gente è davvero
strana”
“Ah!”
ogni sospetto si dissipò “Sì, questo è certo”
Miriam
sorrise ancora.
“Già!”
Arrivarono
ai piedi della Tour Eiffel, nel Camp de Mars. Sedettero sull'erba
soffice, anche se era fredda, ma la notte era tiepida nonostante si
fosse ormai a novembre. Miriam stese con cura il suo mantello, e poté
farci sedere anche Stefan.
“Oh,
uao. Anche il mantello lo hai fatto tu?”
“Sì.
Ma alla fine non è altro che un grosso pezzo di stoffa”
“Che
stoffa è? Raso?”
“Sì”
“Ma
allora si rovinerà. Forse dovresti...”
“No,
non importa”
Si
stesero insieme a guardare le stelle. Il cielo era incredibilmente
limpido e la luna luminosa: la notte perfetta per festeggiare
Halloween.
Sicuramente
un altro ragazzo, pure della sua età, avrebbe colto quell'occasione
per tentare ben altro. La notte avanzava e in giro non c'era nessuno:
certo non sarebbe rimasto lì con una bella ragazza a guardare le
stelle. Ma Stefan non sentiva il bisogno di fare nulla di diverso,
era con lei e si trovava in uno stato di completa beatitudine. Non
gli serviva altro.
Il
cielo cominciava appena a schiarire. Le stelle erano ormai sbiadite,
e Miriam si alzò a sedere. Stefan la guardò senza capire, ma
immaginò che fosse ormai davvero tardissimo e lei dovesse tornare...
come lui, del resto.
“Devi
andare?”
“Sì,
tra poco sorgerà il sole”
Si
rimisero in piedi. Si ripulirono dall'erba.
“Allora
ciao. È stata una bellissima serata”
“Aspetta...
ma ti rivedo? Dimmi come si chiama il tuo amico. Forse...”
Lei
sorrise, come se si aspettasse che a quel punto lui avesse già
capito. Stefan insistette.
“Quando
ti posso rivedere?”
Il
sorriso di Miriam si fece più luminoso, e lui credette di scorgere
lo sporgersi anomalo di due canini.
“Forse
l'anno prossimo”
Gli
posò un leggerissimo bacio sulle labbra, poi si voltò e
letteralmente sparì. Stefan si stropicciò gli occhi, e poi pensò...
a volte nella notte di Halloween gli spiriti trovavano un passaggio
per il mondo dei vivi, ma erano poi costretti a ritirarsi prima che
l'alba sorgesse. E lui non riusciva a crederci... aveva trascorso la
notte con... un vero vampiro?
“Oh,
cavolo”
Ma
poi ripensò a quello che lei gli aveva fatto provare, e le sue
labbra si sollevarono in un sorriso.
“Ma
forse l'anno prossimo...”
Si
voltò e si incamminò a passo veloce verso la scuola.
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